Pesaro2005: gruppo didattica, riforma e portfolio


 

Convegno nazionale DiSAL – Pesaro 17-19 novembre 2005

 

Gruppo di lavoro  “Gestire la didattica nella riforma”

Coordinatore prof. Rosario Mazzeo - dirigente scolastico 

 

 

Autonomia e portfolio

 

Il gruppo ha concentrato il proprio lavoro sulla Circolare n.84 “Linee guida per la definizione e l'impiego del Portfolio delle competenze nella scuola dell'infanzia e nel primo ciclo di istruzione”, resa pubblica il 10 novembre 2005.

Si tratta di un documento ministeriale articolato in cinque punti e in diversi allegati. Dopo un’ampia premessa, in cui richiama la circolare n.85 del 3 dicembre 2004 e il loro degli IRRE e raccomanda che le istituzioni scolastiche tengano  “in debito conto” le linee guida, anzi “ si attengano fedelmente alle voci” della modulistica allegata, passa a dare indicazioni sulla struttura, la compilazione, le funzioni del portfolio delle competenze.

Il portfolio è costituito da: parti strutturate e obbligatorie (dati anagrafici, documento di valutazione, attestato di ammissione alla classe successiva, certificazione delle competenze, consiglio di orientamento);  parti obbligatorie ma a strutturazione libera, autonomamente elaborate dalle scuole (osservazioni sistematiche del bambino, documentazione significativa delle attività educative e didattiche svolte dall'alunno, documentazione dei processi di maturazione personale dell'alunno e osservazioni dei docenti, modalità di partecipazione/autovalutazione dell'alunno, modalità della cooperazione delle famiglie al processo educativo dell'alunno); parti consigliate e rimesse alla libera strutturazione, come, ad esempio, l'autopresentazione e/o presentazione dell'alunno, la biografia con narrazione delle esperienze significative dell'alunno.

Per concretizzare le linee di tale struttura viene allegata alla circolare una modulistica, i cui sono inclusi - come novità assoluta per il sistema scolastico nazionale - la certificazione delle competenze (prevista al termine della scuola primaria e della scuola secondaria di I grado) e il consiglio di orientamento (previsto nell'ultimo anno della scuola secondaria di I grado in funzione delle iscrizioni al 2° ciclo).

 

La discussione nel gruppo di lavoro si è soffermata sulle affermazioni contenute nella premessa, in particolare su due punti.

a-      Il primo è il  seguente: “ Considerato che la fase di programmazione delle attività didattiche relative all'anno scolastico in corso deve ritenersi ormai conclusa, le istituzioni scolastiche che hanno già operato proprie scelte utilizzeranno la citata modulistica con opportuni adattamenti, nel rispetto dei principi e delle finalità che caratterizzano l'impiego del Portfolio.  Sarà in ogni caso necessario che le istituzioni si attengano fedelmente alle voci la cui compilazione è vincolante, con l'obiettivo che la modulistica vada, comunque, a regime in coincidenza con la completa estensione della riforma a tutte le classi del primo ciclo, in modo da consentire anche di verificarne l'efficacia e la piena rispondenza alle finalità della legge.”

b-     Il secondo: “Per la valutazione degli apprendimenti e del comportamento vengono confermate, con opportuni adattamenti, le indicazioni previste dalla circolare ministeriale n. 85/2004. In proposito si rammenta che il documento di valutazione (già scheda individuale dell'alunno), pur inserito nel Portfolio delle competenze, conserva una sua precisa identità di struttura e di funzione che le istituzioni scolastiche vorranno comunque assicurare anche nella fase attuale che prepara la messa a regime dello Portfolio stesso.”

 

 

 

Dal “fai da te” al “fate come dico io”

 

Molti dei partecipanti al gruppo  vedono nella circolare il tentativo apprezzabile di superare sia il rifiuto ideologico e qualunquista di misurarsi con la Riforma sia il selvaggio “fai da te” per cui il Portfolio, introdotto dalle Indicazioni nazionali (allegati A, B e C al decreto legislativo n.59), è stato adottato e interpretato in forma libera, contraddittoria e/o confusa da numerose scuole del primo ciclo di istruzione. Quasi tutti riconoscono che si tratta di una circolare che condensa, schematizza e integra i risultati di molte esperienze significative con l’intenzione di  dotare le istituzioni scolastiche di indicazioni ragionate e dettagliate sulle modalità di compilazione, strutturazione e gestione in itinere del portfolio.

Tutto a posto dunque ?  Dopo la stagione  del “fai da te” è ritornato il tempo “fate come dico io, se e quando lo dico io”? L’io in questo caso ovviamente è lo Stato.

A prima vista – e su questo, più o meno si è tutti d’accordo -  per il momento si può dire che non siamo a questo punto. La circolare infatti distingue le parti di schede del portfolio obbligatorie e a struttura predefinita dalle parti obbligatorie a strutturazione libera e da quelle semplicemente consigliate, comunque rimesse alla libera strutturazione delle scuole. Tuttavia ci sono ancora ambiguità  nei tempi, nelle forme, nei contenuti  e nelle modalità.

Nei tempi: possibile che il Ministero non possa inviare circolari simili all’inizio dell’anno?

Nelle forme: perché abbinare il portfolio, che è una pratica didattica utile ed efficace,  ad un atto amministrativo come la certificazione degli apprendimenti e delle competenze? Non si vuole dire che non siano necessarie indicazioni di vincoli, di voci, di moduli. Ma è proprio il caso che il Portfolio sia il solo strumento che documenti gli aspetti valutativi, certificativi e orientativi del percorso formativo dall’infanzia alla giovinezza?

 

Proposte di lavoro

 

Nei contenuti: la circolare 84/05 per un verso dice  troppo, per l’altro poco. L’eccesso ( il troppo) riguarda l’analiticità delle indicazioni, la suddivisione delle competenze in materie (quando il Pecup aveva optato verso il superamento delle frammentazioni disciplinari ricorrendo all’espressione  “strumenti culturali”). Il difetto è negli esempi di apprendimenti attesi, desunti evitando la questione degli standard direttamente dagli OSA.

Nei modi: di fatto, la circolare con la sua rigidità, in particolare nei punti relativi alla sezione A, nega l’autonomia della didattica nella pratica della valutazione. La struttura complessiva del portfolio sembra intoccabile (solo per quest’anno, visto che la riforma non è ancora a regime, si possono compiere scelte diverse , opportuni “adattamenti”). Resta solo autonomia nella documentazione del percorso  e del processo di apprendimento. 

Sono ambiguità che possono essere controllate e superate? Sì, ma a certe condizioni. Per esempio, le scuole, se accettano di accogliere le linee guida come sfida per progettare, condurre, monitorare e documentare le cosiddette buone pratiche di valutazione, orientamento e certificazione,   attuano se stesse come comunità di apprendimento autonome, in rete tra di loro, sostenute ed assicurate nei loro diritti- doveri da adeguate scelte politiche, sindacali ed amministrative. Se, invece, si riducono ad applicare, preoccupate di provvedimenti disciplinari (si vedano al riguardo certe botta-risposta nel FAQ del sito ministeriale sul portfolio), finiscono nel circuito del “cambiamo tutto, per lasciare tutto come prima”.

Ai presenti nel gruppo interessa lavorare affinchè le  scuole, diventando sempre più autonome e libere,  siano capaci  di arricchire e differenziare l’offerta formativa nella società della conoscenza e della multiculturalità. Il portfolio nella  didattica della personalizzazione può e deve diventare strumento della cooperazione docenti-genitori-alunno perché accada conoscenza, si sviluppi consapevolezza, si eserciti la personale responsabilità nei percorsi e nei processi di apprendimento. Non deve essere strumento di omologazione didattica, di gestione ingessata, di meccanismi burocratici statalisti.
 
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