ScuolaEuropa/Rapporto Commissione Ue su istruzione e lavoro


Non se ne esce: quando si parla di scuola siamo ultimi in Europa!

da latecnicadellascuola.it - 14 Novembre 2014  di A. Giuliani

Secondo il rapporto della Commissione Ue "Education and Training Monitor 2014", l’Istruzione del Belpaese è poco efficace e non adatta all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Gli abbandoni dei banchi rimangono alti. Ma il dato più nero è la spesa pubblica per l'educazione (solo il 4% del Pil, a fronte di una media del 5,3%) e la percentuale di laureati (solo il 22,4%, mentre in Irlanda è del 51%). Pure i docenti non fanno una bella figura: 4 su 10 sono poco preparati e non tutti hanno desiderio di aggiornarsi.

Quando si tratta di andare a leggere le classifiche internazionali sulla scuola c’è da tremare: troppo spesso l’Italia si posiziona in fondo alle classifiche che mettono a confronto la qualità dell’istruzione nei vari Paesi interpellati. Così è accaduto anche in occasione di un rapporto presentato dalla Commissione europea sull’efficacia di insegnamento: secondo il rapporto "Education and Training Monitor 2014" pubblicato il 13 novembre dall'esecutivo comunitario, la scuola del Belpaese è poco efficace e non adatta all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Il dato più nero è la spesa pubblica destinata all'educazione: tra gli ultimi in Europa

Il basso livello è a tutti i livelli di offerta formativa: il nostro Paese risulta sotto la media europea, infatti, sia per efficacia di insegnamento, sia per a percentuale di laureati e quella di chi trova lavoro dopo la laurea. E pure per l’utilizzo di nuove tecnologie.  

E quando ci sono dei dati sopra la media comunitaria c’è poco da rallegrarsi, perché si tratta degli abbandoni scolastici e delle scarse competenze "alfabetiche e numeriche" degli adulti. Inoltre, il 17% degli studenti italiani tra i 18 e i 24 anni lasciano la scuola senza aver conseguito un titolo di studio. Si tratta di una delle percentuali più alte d'Europa e seconda solo a Grecia (23%), Malta (21%), Portogallo (19%) e Romania (18%). Tra le cause: "le basse competenze alfabetiche e numeriche" delle famiglie, almeno il 30% (media europea del 19%). Scarsa l'inclinazione al "lifelong learning" - 6,2% a fronte di un 10,5% Ue - e di mobilità.

Altra nota dolente è quella della spesa pubblica per l'educazione, che rimane tra le più basse in nell’Ue. L'Italia destina all'educazione solo il 4% del Pil, a fronte di una media europea del 5,3%. Peggio fanno solo Romania (3,0) Bulgaria (3,5) e Slovacchia (3,8). Il Belpaese è ultimo in Ue per percentuale di laureati, solo il 22,4% a fronte della media europea del 38%, mentre in Irlanda e Lussemburgo è del 51%.

Per quanto riguarda l'istruzione universitaria, l'Italia presenta la più bassa percentuale di laureati d'Europa, solo il 22,4% (media Ue del 38%), in Irlanda e Lussemburgo è addirittura del 51%. E i giovani che conseguono una laurea faticano a trovare lavoro: solo il 49% trova un impiego in tempi brevi, a fronte di una media europea del 71%. Una situazione peggiore si registra solo in Grecia. Infine, secondo il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop), solo il 66% degli italiani svolge un lavoro a qualifica medio-alta. Una situazione peggiore si registra solo in Grecia.

L’ultima nota dolente è quella degli insegnanti: il 38% degli insegnanti è giudicato "non abbastanza qualificato". Certo, è un dato più o meno in linea con la media europea come la percentuale (31%) di chi utilizza le nuove tecnologie per il proprio insegnamento, mentre solo il 75% (media europea 85%) sta cercando di acquisire queste nuove competenze. Anche su questo, sulla voglia di aggiornarsi e crescere da parte dei nostri docenti, purtroppo siamo indietro.

 

Scuola: Italia tra gli ultimi nell’Ue per efficacia insegnamento

da La voce 13 novembre 2014

BRUXELLES.- La Commissione Ue boccia l’insegnamento in Italia, dalla primaria all’università. Secondo il rapporto “Education and Training Monitor 2014″ pubblicato dall’esecutivo comunitario, la scuola del Belpaese è infatti poco efficace e non adatta all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Il dato più nero è la spesa pubblica destinata all’educazione: ultimi in Europa. Le scuole ed università italiane sono inoltre sotto la media europea per efficacia generale dell’insegnamento e il suo monitoraggio, la percentuale di laureati e quella di chi trova lavoro dopo la laurea, ma anche l’utilizzo di nuove tecnologie. Sopra la media europea, invece, gli abbandoni scolastici (18-24 anni) e le scarse competenze “alfabetiche e numeriche” degli adulti. L’Italia è il Paese Ue che destina meno risorse all’educazione a tutti i livelli (primaria, secondaria e universitaria): solo il 4% del Pil a fronte di una media europea del 5,3%. Peggio fanno solo Romania (3,0) Bulgaria (3,5) e Slovacchia (3,8). Il livello di “capacità di base” degli scolari più basso si registra nelle regione meridionali. Nonostante la situazione non rosea, gli esperti certificano strumenti di monitoraggio dell’educazione ancora in un fase embrionale e un percorso professionale degli insegnanti monotematico. A questo riguardo, gli insegnanti risultano spesso “non sufficientemente preparati” – nel 38% dei casi – ma in linea col trend europeo, anche se rispetto agli altri Paesi si fa meno per aggiornarne le competenze. Per quanto riguarda l’istruzione universitaria, l’Italia presenta la più bassa percentuale di laureati d’Europa, solo il 22,4% (media Ue del 38%), in Irlanda e Lussemburgo è addirittura del 51%. E i giovani che conseguono una laurea faticano a trovare lavoro: solo il 49% trova un impiego in tempi brevi (in Europa il 71%). Una situazione peggiore si registra solo in Grecia. Un’altro problema è quello dei ritiri scolastici. Il 17% degli studenti italiani tra i 18 e i 24 anni lascia la scuola senza aver conseguito un titolo di studio. Tra le cause: “le basse competenze alfabetiche e numeriche” delle famiglie, almeno il 30% (media europea del 19%). Scarsa l’inclinazione al “lifelong learning” – 6,2% a fronte di un 10,5% Ue – e di mobilità. Infine, secondo il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) solo il 66% degli italiani svolge un lavoro a qualifica medio-alta. (di Alessio Pisanò/ANSA)

 

http://ec.europa.eu/education/tools/docs/2014/monitor2014-it_en.pdf

 

 
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