Alternanza scuola lavoro: il percorso con cui risollevare le sorti dell’istruzione


Sinergia scuola-lavoro: in Lombardia occorre «liberare il gigante»

Libero Quotidiano - 17-05-2013 - FRANCESCO MAGNI*

La proposta

Nelle ultime settimane le vicende riguardanti il mondo della scuola lombarda sono state segnate da due importanti decisioni dei giudici. Da una parte la Corte Costituzionale, con una sentenza depositata il 24 aprile scorso, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della legge regionale lombarda del 18 aprile 2012 che aveva provato ad introdurre,tramite una sperimentazione triennale, il reclutamento diretto da parte delle istituzioni scolastiche degli insegnanti (nella fattispecie si trattava solamente dei supplenti annuali); dall'altra il Consiglio di Stato ha, per l'ennesima volta, rimandato al 4 giugno la decisione sull'ormai noto "caso" del concorso per dirigenti scolastici, con il raccapricciante risultato chequasi metà delle scuole lombarde si trovano tuttora senza un loro preside e, in mancanza di un esito positivo, la situazione è destinata a peggiorare per il prossimo anno scolastico. Se quindi nella prima vicenda assistiamo ad un ulteriore irrigidimento dello Stato centrale nel difendere ogni suo spazio decisionale, nella seconda ci troviamo davanti ad un sistema, ostaggio delle aule dei tribunali amministrativi, che non è più in grado di garantire nemmeno l'ordinaria amministrazione (pur trattandosi di una delle Regioni più avanzate ed efficienti!). Eppure, nonostante queste difficoltà burocratiche e giurisprudenziali, il sistema scolastico e formativo della Regione Lombardia si colloca ai primi posti: non lo confermano solamente alcune recenti indagini (tra tutte il rapporto di Tuttoscuola e il «Rapporto sulla Scuola in Lombardia» recentemente pubblicato da Guerini Editore) ma anche autorevoli esperti del settore, come il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, che qualche settimana fa ha rilevato come, mentre l'Italia nelle indagini Ocse sulla capacità di lettura e comprensione di un testo da parte dei ragazzi di 15 anni si colloca complessivamente al 23° posto della classifica (distante quasi 60 punti dalla Corea del Sud), il dato disaggregato della Lombardia la pone ai primi posti, a distanza di soli 17 punti dalla Corea.

Una prima priorità è quindi ricondurre a "normalità" quelle schizofrenie del sistema, che rischiano di aggravarsi e diventare delle vere emergenze.

In secondo luogo, è necessario lasciare più spazi di libertà alle singole autonomie: quelle delle istituzioni locali (regione in primis) ma ancor di più quelle delle singole istituzioni scolastiche. Nella società, nelle scuole e nei centri di formazione professionale è già presente una ricchezza di energie positive che aspetta solo di potersi esprimere con maggiore libertà: occorre quindi "liberare il gigante" attraverso uno snellimento burocratico e una valorizzazione di chi intraprende permettendo quindi a questo mare di creativitàdi mettersi in gioco e di operare nella realtà.

In terzo luogo, si potrebbero proseguire e incrementare esperienze di alternanza scuola-lavoro, favorendo accordi tra istituzioni scolastiche, imprese e realtà professionali del territorio (per un virtuoso esempio si veda l'intesa firmata tra Unioncamere e ministero dell'Istruzione): solo negli ultimi due anni, infatti, si è passati da 65mila a 189 mila studenti in alternanza, il 7,5% dei ragazzi delle superiori. Se si osserva, inoltre, il numero dei percorsi realizzati "in alternanza" per distribuzione regionale durante l'a.s. 2011/2012 emerge che la regione in cui si sono organizzati il maggior numero di percorsi è la Lombardia con 1.380 percorsi su 4.035 totali pari al 34,2% (Cfr. Alternanza Scuola-Lavoro: lo stato dell'arte, Rapporto di monitoraggio 2012, INDIRE). Non è forse un caso, infatti, che l'unico paese occidentale dove l'occupazione anche quella giovanile è cresciuta sia la Germania, dove esiste da tempo un sistema d'istruzione caratterizzato dall'integrazione tra esperienze scolastiche e esperienze lavorative. Sarà così possibile avvicinarci ulteriormente alle best practices europee, riscoprendo anche la valenza educativa e formativa del lavoro. Tutto questo sarà fattibile, infine, se i decisori politici nazionali e regionali non dimenticheranno che l'investimento in istruzione e formazionedei giovani è quello più importante di tutti, come recita quel famoso aforisma di Confucio: «Se vuoi investire per un anno pianta riso. Se per 10 anni, alberi da frutto. Se vuoi investire per un secolo educa dei bambini».

 

 *Dottorando Università di Bergamo Formazione della persona e mercato del lavoro

 
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